Si ha notizia del marmo di Ornavasso fin dall’epoca romana, come documentano steli e altari del I e II secolo d.C. conservati nelle Civiche Raccolte Archeologiche del Castello Sforzesco di Milano.
Osservando la valle si nota l’inizio della Via d’acqua che dal Toce al Lago Maggiore, poi lungo il Ticino e il Naviglio Grande fino alla Darsena di Milano favorì a partire del XIII secolo l’impiego del marmo di Ornavasso in numerosi e insigni monumenti dell’area lombarda.
Alzando lo sguardo si osserva di fronte la Cava di Candoglia: il filone di marmo che affiora a Ornavasso attraversa infatti la valle del Toce e nel corso dei secoli è stato scavato prima alla base della montagna dove ancora oggi si notano i resti di una fornace e poi in trincea e su su fino a più livelli di cava in galleria.
Prima di iniziare questo straordinario viaggio nel cuore della montagna che ha abbellito alcuni dei più preziosi e conosciuti tesori dell’arte italiana osserviamo il piazzale di accesso: come si nota dalle pareti nei secoli il marmo era scavato in trincea, a cielo aperto, una tecnica di estrazione facilmente soggetta a crolli.